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376 ATTO QUARTO
Ma il sesso mio Zulmira, credimi, conoscea.

(S’è rea per mia cagione, difenderla degg’io), da sè
Demetrio. (La difesa d’Ircana utile è all’onor mio). da sè
Chi credi tu l’arcano abbia svelato ad essa?
Ircana. Signor, chiedo perdono, mi svelai da me stessa.
Demetrio. No, non è vero, io il dissi. Zulmira era presente.
(Vo’ tentar che la creda anche Ircana innocente). da sèti
Ircana. Sì, me n’avvidi allora che mi parlò schernendo.
(Veggo l’amor di sposo). da sè
Demetrio.   (Il suo bel cuore intendo).
da sè

SCENA II.

Misio e detti.

Misio. Signore... (Oh ve’! lo schiavo s’è in donna trasformato.

Veggo la mercanzia, che ha il mio padron comprato).
da sè
Demetrio. Parla, che vuoi?
Misio.   Due neri son d’Ispaan venuti.
Demetrio. Che vogliono? Chi sono?
Misio.   Io non li ho più veduta.
Portano varie cose; saranno trafficanti;
Ma son brutti davvero.
Demetrio.   Fa che vengano.
Misio.   Avanti.
(verso la scena
(Quali trasformazioni si fanno all’improvviso.
Chi sa, che di costoro non s’imbianchisca il viso?)
(da sè, e parte
Ircana. Che vorran mai costoro? Sento tremarmi il core.
Demetrio. Qui sei sicura, Ircana, discaccia ogni timore.