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IRCANA IN JULFA 373
Alì. V' ama ancora?

Tamas.   Sì, amico.
Alì.   L’amate voi?
Tamas.   L’adoro.
Alì. Che pensate di fare?
Tamas.   Senza il mio bene io moro.
Alì. E la sposa?
Tamas.   La sposa... oimè, chi la conforta?
Alì. Tamas, la sposa vostra; quell’infelice...
Tamas.   È morta?
Alì. No. La vorreste estinta?
Tamas.   Nol merta, sventurata.
Che fu di lei?
Alì.   Pensate qual l’avete lasciata.
Tamas. Crudelissimo amico, voi mi svegliate in core
Il più fatal rimorso, il più funesto orrore...
Alì. Fatima è saggia alfine; vede ogni forza vana
Per distaccarvi il core dalla rivale Ircana.
Più allo sposo non pensa; Tamas veder dispera;
Questo novello oltraggio par che la renda altera.
Quel che le punge il core è l’onta vergognosa
Di ritornar qual venne, senza il nome di sposa.
E il padre vostro istesso le dà il fiero consiglio
Di voler, vivo o morto, di Machmut il figlio.
Tamas. Morto m’avran; ragione hanno sulla mia vita,
Un genitore offeso, una sposa tradita.
Alì. Ma se il destino offrisse a Fatima infelice
Uno sposo novello?
Tamas.   Ah, ch’io sarei felice.
Ma son vane lusinghe del tuo amor, del tuo zelo.
Tanta felicitade non mi promette il Cielo.
Tamas, chi sa; t’accheta, non disperar.
Tamas.   Ma il padre
Di Fatima furente?
Alì.   Alle guerriere squadre,