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IRCANA IN JULFA 371
Sì, che a pietà mi mosse donna che il fato insulta.

La verità è una sola, nè sarà sempre occulta.
Vedrai del zelo mio, vedrai le mire un dì;
Tu non puoi di te stessa meco vantar così.
Perfido a me dicesti? Perfida a te ridico;
Con più rossore il vedo, con più ragione il dico.
Vattene da me lungi, all’error tuo ripara;
E da colei che insulti, ad esser saggia impara, parte

SCENA XI.

Zulmira sola.

Come! Così vilmente m’arresto e mi confondo?

Vengo per isgridarlo, mi sgrida, e non rispondo?
M’han le donne tradita; son rea, ma non di tale
Colpa, che offender giunga l’onor mio coniugale.
Ma se tacer mi vide, il mio delitto ei crede.
Tornerò dallo sposo, mi getterò al suo piede.
Ma come andar poss’io con il rossore in faccia?...
Meglio è per or, ch’io soffra; meglio è per or, ch’io taccia.
Donna tacer sgridata dall’irato consorte
È tal dolor, che passa il dolor della morte. parte

SCENA XII.

Bosco corto.

Tamas e Bulganzar.

Tamas. Lasciami per pietà, lasciami in pace almeno.

Finché respiri il core fra le angustie del seno.
Bulganzar. No, non vi lascio certo. So il bel vostro costume:
Mi sovvien, che voleste precipitar nel fiume;
E non vorrei, vedendovi sì forte appassionato,
Trovarvi al mio ritorno a un albero impiccato.