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370 ATTO TERZO
Che altra lingua lo faccia, non voglio in questo suolo.

Quelli che uniti vivono sotto un medesmo tetto1,
Del padrone alla sposa non perdano 2 il rispetto.
Zulmira. Eccolo il tuo consorte, eccolo il saggio, il bravo
Capo di sua famiglia, che comperò uno schiavo.
Amar schiavo comprato lodasi il buon padrone,
Ircano è schiavo tale, che può destar passione.
Barbaro, donna occulta alla consorte in faccia
Guidasi con inganno, e si vorrà ch’io taccia?
No, che tacer non voglio: scoperto ho il vostro zelo;
Copre un amor indegno della pietade il velo.
Nè giova dir: m’è ignoto che donna fosse; ingrato!
Tutto Zaguro istesso mi ha l’arcano svelato.
Compra faceste a gara della impudica indegna:
Ecco quel che alla moglie saggio marito insegna.
Sposa men di me saggia aver meritereste,
Che voglie avesse in seno men discrete ed oneste:
Ma son chi sono alfine, di me non v’è periglio;
Ma la perfida tresca seguir non vi consiglio.
Vada costei lontana, cagion d’una giust’ira;
Amate una consorte, che sol per voi sospira:
Una consorte alfine, che barbaro oltraggiate,
E che, vel dico in faccia, d’aver non meritate.
Demetrio. Arde la sposa mia di sdegno, e so perchè.
Vi sfogaste, Zulmira. Tocca parlare a me.
Donna condurvi occulta è un attentato ardito.
Colpa è ingannar la moglie di barbaro marito.
Ma se la moglie audace crede allo schiavo, e l’ama,
Rispondimi, Zulmira, di’: qual colpa si chiama?
Non mi nascondo, è vero, donna comprai mentita
Sotto spoglie virili; fu la mia colpa ardita.
E tu, che lo credesti uomo non apparente,
E per uomo l’amasti, sei tu donna innocente?

  1. Nella ristampa torinese e nell’ed. Zatta: Quei che vivono uniti sotto uno stesso tetto ecc.
  2. Edd. Pitteri e Pasquali: perdino.