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IRCANA IN JULFA 369
Demetrio. Olà, della mia sposa parlisi con rispetto.

Kiskia. Veduta fu poc’anzi collo schiavo novello
A far la vezzosetta.
Marliotta.   E gli donò un anello.
Creona. In vece di cacciarlo a governar gli armenti,
Stava la signorina a fargli i complimenti.
Demetrio. (Ah Zulmira! Zulmira!) da sè
Kiskia.   La vidi in questo loco.
Marliotta. Collo schiavo alle strette.
Creona.   E non ci stette poco.
Kiskia. Ci va dell’onor vostro.
Marliotta.   Punitela da bravo.
Creona. Per me, prima di tutto, bastonerei lo schiavo.
Kiskia. Lo schiavo no, meschino.
Marliotta.   Lo schiavo no, signore.
Demetrio. No lo schiavo? Conosco il zelo dell’onore.
Kiskia. Ella è la seduttrice.
Marliotta.   Ella dicea così...
Demetrio. Rispettate mia moglie. Toglietevi di qui.
Creona. S’egli non fosse stato...
Kiskia.   Ma Zulmira con arte...
Demetrio. Garrule, a chi favello? Si parte, o non si parte?
Creona. Per me, me n’anderò; di ciò non me n’aggravo.
Se non importa a voi, s’accomodi lo schiavo, parte
Marliotta. Signor zio, riparate. L’onor va in precipizio, parte
Demetrio. Donne senza ragione!
Kiskia.   Uomo senza giudizio! parte

SCENA X.

Demetrio, poi Zulmira.

Demetrio. Non è in periglio, è vero, di Demetrio l’onore;

Ma reo ne’ suoi desiri è di Zulmira il cuore.
Io però vo’ punirla; voglio sgridarla io solo;