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IRCANA IN JULFA 365
Ma in grazia di vederlo pieno per te d’amore,

Posso nel di lui ciglio sperar meno rigore.
E posso, se gli narro l’ardir di quelle ingrate,
Sperar da lui vederle ben ben mortificate.
Ircana. Io nella sua pietade so che non spero in vano.
La sua pietà è fondata, però, sopra un arcano.
Sa che insultar il talamo di lui non son capace;
Ma se vi scorge amante, non soffrirallo in pace.
Poiché, se non condanna in voi l’affetto mio,
Può condannar le fiamme d’un credulo desio.
Verrà il dì, che potrete stringermi al sen pudica,
Ma sappialo Demetrio, ma pria Demetrio il dica.
Zulmira a’ detti miei stupisce, e si confonde:
Vi sarà noto un giorno l’arcano che si asconde.
Per or basta così. Amatemi, ch’io vi amo;
Ma bramate da me quel che da voi sol bramo, parte

SCENA V.

Zulmira e Zaguro.

Zulmira. Qual di me più confusa donna restò giammai?

Al favellar d’Ircano arsi a un tempo, e gelai;
Verrà il dì, che potrollo stringer pudica al seno!
Ah se dura l’arcano, se non si svela, io peno.
Potrebbe un mio congiunto, potrebbe un suo germano
Nascondere Demetrio sotto il nome d’Ircano.
Ma perchè a me celarlo? M’entra in cuor sospettoso
Qualche larva peggiore.
Zaguro.   Zulmira, ov’è lo sposo?
Zulmira. Teste uscì dal suo tetto: ancor non fe’ ritorno.
Zaguro. Bell’acquisto ch’ei fece sullo spuntar del giorno!
Zulmira. Dello schiavo t’intendi?
Zaguro.   Schiavo! (Ha forse alla moglie
Il sesso di colei mentito in quelle spoglie?) da sè