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358 ATTO SECONDO
Ircana. Alzati.

Tamas.   No, mia vita.
Ircana.   Alzati, dico, ingrato.
Tamas. Ah sì, tu sul mio cuore serbi l’impero usato.
Ircana. (Ahimè! arder mi sento, e non so di qual foco).
da sèri
Bulganzar. (Aggiustando le cose s’andranno a poco a poco).
da ri
Tamas. Sfogati meco, Ircana.
Ircana.   Taci; sai dove siamo?
Tamas. Altro non so, che peno; altro non so, ch’io t’amo.
Ircana. Mira tu, che scoperti non siam da queste genti.
Esci, e avvisami tosto s’altri venir qua senti.
Vattene, il nuovo ufficio nuova mercede avrà.
(a Bulganzar
Bulganzar. (Intendo; restar vogliono un poco in libertà.
Or ora non si sentono parlar più di vendetta,
E quella poverina in Ispaan l’aspetta), (da sè, e parte

SCENA XI.

Ircana e Tamas.

Tamas. Ircana mia...

Ircana.   T’accheta; qui son io sconosciuta.
Tutti, fuor che ’l padrone, m’han per uomo creduta.
Tamas. Il padron? Ti vendesti?
Ircana.   Sì.
Tamas.   Oh Dei! per qual prezzo?
Ircana. Per tal, che tu non sei a conoscere avvezzo.
Pietà mi diede in cambio di servitù donata;
Da te, in cambio d’amore, ebbi un’anima ingrata.
Tamas. Tutto farò, mia vita, per riscattarti.
Ircana.   In vano.
Tarda pietà tu mi offri. Vanne da me lontano.