Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
334 | ATTO PRIMO |
Gli Armeni ad escir fuori per irsene al mercato.
Vorrei, giacché venduta vuol essere costei,
Con qualche mercatante far presto i fatti miei.
Prima che dalla Corte la cosa si scoprisse,
E Tamas, o alcun altro, la femmina inseguisse.
Julfa, ove siam, due miglia è d’Ispaan distante,
Poco dall’altrui vista difendon queste piante.
Temo, che se si avanza 1, e si fa chiaro il dì...
Ma s’aprono le porte; gli Armeni eccoli qui.
Vo’ per il suo vantaggio far tutto il poter mio;
Ma sopra un tal mercato vo’ guadagnare anch’io.
SCENA II.
Demetrio, Zaguro, Carico con altri mercanti Armeni.
Della città vicina solleciti al mercato.
Benché per noi festivo sia questo dì, forzati
Andar siam dal Persiano ai pubblici mercati.
Altra per mantenerci via non abbiam che questa;
Nè offendonsi le leggi, se la ragione è onesta.
Di cuoja e di sagrini facciasi acquisto; e sete
Comprinsi per l’Europa, quante comprar potete.
Nella caravanzera si pongano in sicuro.
Io resto qui. Tu puoi meco restar, Zaguro.
Sogliono i pecorai, passar per questo loco.
Capre, castori, armenti puonsi 2 comprar per poco
Divisi in varie parti tentiam la nostra sorte:
Voi in Ispaan mercate, noi di Julfa alle porte.
Carico. Andiam, pria che d’Europa i scaltri compratori