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gareggiare nel merito queste tre Sorelle, vuoi che si lodi, e si onori il Padre. Lettor carissimo, soffri pazientemente ch’io dica la verità in mio vantaggio, giacchè mi vedesti più volte prontissimo a dirla anche in mio discapito. Se una Commedia non ha incontrato, lo dico io medesimo nelle mie Prefazioni, e lo dico in un tempo, che forse il Mondo se ne potrebbe aver scordato, e non lo dico già per far del male a me stesso, ma per lasciare ai posteri una memoria vera e costante del genio dei nostri tempi; e nella stessa maniera, e per lo stesso fine, rendo ragione a quelle opere mie, che hanno avuto miglior fortuna.

Trovasi scritto nella Prefazione alla Sposa Persiana il modo onde è nata questa sua seconda Sorella, ed è inutile, che qui lo ripeta. Dirò bene non avere osservato in questa l’unità della Scena, come fatto avea nella prima, per quella ragione, che più volte ho detto di non esser io attaccato a un simile precetto in modo, che l’unità della Scena mi sconcerti l’ordine della favola, che ho divisato; bastami che le mutazioni convengano all’unità dell’azione, ch’è il primo precetto che devesi rigorosamente osservare. Contribuisce moltissimo a questa rappresentazione la mutazion delle Scene, e per gli accidenti, e per lo spettacolo. Siccome nella prima ho posto in veduta moltissime accostumanze degli1 Persiani, così in questa parecchie ne ho esposte degli Armeni. Si sa, e si può riscontrare negli Storici e nei Viaggiatori, essere Julfa un sobborgo d’Ispaan, distante tre miglia Italiane, assegnato dai Re di Persia per abitazione agli Armeni, dove godono essi moltissimi privilegi, osservano il loro rito ed i loro costumi, e formano quasi una Città separata. Tutto ciò aveva io di già accennato, e sparso nella prima Commedia, senza idea di aver in seguito ad immaginar la seconda, e le cose scritte mi hanno somministrato l’idea per le posteriori; e se il più delle volte devesi affaticare per condur bene sopra di un dato argomento una Commedia sola, questa volta emmi riuscito sopra di un solo argomento formarne tre.


  1. Ed. Pasquali: de'.