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occasione in cui la Pubblica munificenza donò la Veste Procuratoria a Sua Eccellenza il Signor Principe Don Aurelio Rezzonico fratello di Sua Santità1; e siccome le congiunture non potevano essere più brillanti; ebbi agio di confermare in me medesimo il concetto ch’avevane per il comun grido formato. Circa l’esser io da lei conosciuto, so benissimo ch’Ella sa che in questo Mondo ci sono, che ascolta con sofferenza le mie Commedie; e quantunque abbia Ella tutto quel discernimento, che una mente illuminata può concepire, se non le loda, almeno le compatisce. Ella ha benignamente in ogni occasione trattate le opere della mia penna. Non ha privato della sua autorevole approvazione il mio Poema dello SPIRITO SANTO2 nell’assunzione al Trono del Regnante PONTEFICE; non ha sgradito quell’altro della MASCHERATA3 per le felicissime Nozze della virtuosa Dama di Lei Figliuola suddetta; in somma tanto Ella ha contezza di me, e tanto della Sua benignità sono certo, che ardisco alla di Lei protezione una mia Commedia, e me medesimo ossequiosamente raccomandare.

Se io taccio dunque i pregi Vostri, NOBILISSIMA DAMA, non è che io ne sia ignaro; ma alla cognizione di essi, e al desio di parlarne, e alla espetiazione dei leggitori si oppone un altro dovere, cioè il timore di dispiacervi, schierando in mostra su questi fogli le innumerevoli Vostre Virtù. In fatti a che servono i grandi elogi? O parlano delle Virtù conosciute, e sono inutili, perchè esaltate; o parlano di Virtù incognite, e sono di adulazione sospetti. Qual lustro maggiore acquisterebbe dalla mia penna la Vostra gloria, qualora esaltar volessi la Vostra mente felice, con cui ai

  1. Nato da G. B. Rezzonico e da Vittoria Barbarigo ai 12 gennaio 1691, fratello maggiore di Carlo (che fu poi papa Clemente XIII, n. 7 marzo 1693), sposò nel 1721 la ”soavissima”, come dice il cronista Gradenigo, Anna Zustinian, da cui ebbe più figli: Carlo che fu poi cardinale, Lodovico, già detto, Gio. Battista, Abbondio che fu Senatore di Roma, e Quintilia, sposa a Lod. Widman (v. dedica della Bottega del caffè, vol. IV presente ed.). Ai 18 luglio del 1758 fu nominato Cavaliere e Procuratore di S. Marco, ma il suo ingresso ai 20 ag. ’59 fu sospeso, perchè voleva presentarsi, come fu vociferato, col camauro e le chiavi pontificali sulla stola (v. Notatorj Gradenigo). Morì di colpo apoplettico ai 15 nov. 1759 (v. Notatorj).
  2. Vedasi volume XII della presente ed., pag. 427 (dedica delle Donne de casa soao); e Spinelli, Bibliografia Goldoniana, Milano, 1884, pp. 238-9.
  3. Vedasi Spinelli, l. c., pag. 238 a Nota storica, in fine della presente commedia.