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LA PERUVIANA 309
Ed inchinando il capo a quel che il mondo regge,

Puossi amar per natura, senza oltraggiar la legge.
Aza. Non vi sarà nel mondo terra che mi sostenga?
Legge sperar non posso che col mio amor convenga?
Avrò nemico il Cielo e la natura anch’essa,
Se da lei non mi stacco, ch’à la mia vita istessa?
Tutto soffersi in pace: perder la patria, il regno,
Contro il destin non valse a provocarmi a sdegno.
Cambiar non mi diè pena le patrie leggi istesse
Degli uomini nel cuore sin dall’infanzia impresse.
Piacquemi dell’Europa il rito ed il costume.
Più non adoro il Sole, ma chi gli diede il lume.
L’unico dogma è questo, che troppo tardi appresi,
Che ha nel mio sen gli affanni ed i rimorsi accesi.
Mi lusingai, ma in vano; sperai senza ragione;
Ah, facilmente inganna la speme e la passione.
Cuor non ho di resistere ad una legge onesta,
Ma cuor d’allontanarmi non ho nemmen da questa.
(accennando Zilia
Ecco il più fier contrasto che soffrir possa un cuore:
Dubbi, rimorsi, affanni, legge, rispetto e amore.
Chi vincerà il conflitto? L’affetto o la ragione?
Ah, voglia il Ciel non vinca la mia disperazione.
parte
Zilia. Signor, deh non si lasci... (a Deterville
Deterville.   Abbia l’aiuto mio. parte
Kanich. Vuo’ seguir l’infelice. parte
Zilia.   Voglio seguirlo anch’io, parte

SCENA X.

Monsieur Rigadon, Madama Cellina e Pierotto.

Pierotto. Avete voi sentito? Oppresso han quel signore

Dubbi, rimorsi, affanni, legge, rispetto e amore.
Tra tai passion vorrebbe cedere alla più onesta,