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294 ATTO QUARTO
Aza. Zilia, non ti capisco.

Zilia.   Non fingere ignoranza.
Aza. Tu mi conosci appieno; dissimular non soglio.
Zilia. Meglio il tuo cuor spietato conosco in questo foglio.
Aza. A te chi l’ha diretto?
Zilia.   Fu Deterville istesso.
Aza. L’amante, il generoso, per cui sospiri adesso.
Zilia. Sì, il generoso amante, cui questo cuore ingrato
Negai, perchè l’aveva ad Aza riserbato.
Aza. E la virtù stancossi nell’ultimo momento?
Zilia. Ah crudel! di stancarla provossi il tradimento.
Aza. Spiegati in chiari accenti. Teco garrir non voglio.
Zilia. Per non garrire in vano, specchiati in questo foglio,
(dà il foglio ad Aza, che legge piano
(Arrossirà l’ingrato. Ma il suo rossor per questo
Farà il destino mio men crudo e men funesto?
Vedrà almen ch’io non sono nell’accusarlo audace.
Nel sospettare ardita).
Aza.   Zilia, il foglio è mendace.
Zilia. Come! negar potrai che di Zulmira in petto
Fiamme non accendesti? Ah, di sentir m’aspetto
Ch’Aza da sè diverso, uom menzognero e franco.
Neghi sugli occhi miei d’aver l’amante al fianco.
Aza. Tutto negar non voglio; vuo’ che tu creda il vero.
Zilia. Potrai giustificarti?
Aza.   Sì, Zilia mia, lo spero.
Zilia. Voglianlo i Dei1.
Aza.   Tu prima dimmi s’è mio rivale
Quel che ti diede il foglio.
Zilia.   Amor lo rese tale.
Non lo nego, lo sai, te lo ridico ancora;
Ma il cuor che ad Aza è fido, Aza soltanto adora.
Aza. Nelle tue mani il foglio rese il tuo ciglio altero.

  1. Ed. Zatta: Voglian gli dei.