Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu/297


LA PERUVIANA 293
Libera con il pianto, foglio crudel, ti aspergo.

Niuno verrà, lo spero, fuor del fattore istesso,
Ch’è de’ miei casi a parte, e mi compiange anch’esso.

SCENA VIII.

Aza, Pierotto e detta.

Pierotto. Meco, signor, venite... Oh questa sì ch’è bella.

(vedendo Zilia
Una donna vi cerca, ma questa non è quella.
Aza. Io per lei son venuto.
Pierotto.   Sapeste ch’era qua?
Aza. A venir io la vidi.
Pierotto.   È bella in verità.
Zulmira. (Misera! 11 mio tiranno ad insultar mi viene). da si
Aza. Lasciatemi, vi prego, seco sfogar mie pene. (a Pierotto
Pierotto. E l’altra che vi aspetta?
Aza.   L’altra verrà dappoi.
Pierotto. (Affé, sono imbrogliato). Or or torno da voi. parte

SCENA IX.

Zilia ed Aza.

Zilia. (Ahimè! ci lasda soli) da sè

Aza.   (Risolvere degg’io).
Zilia. (Che potrà dir l’ingrato?)
Aza.   Zilia, per sempre addio.
Zilia. Venisti dall’ispano fino al gallico impero
Solo per dirmi addio?
Aza.   Dovea sapersi il vero.
Zilia. La verità è una sola, questa si sa per tutto.
Perdi vilmente troppo delle tue cure il frutto.
Aza. Viltà chiami la fede?
Zilia.   No la fèé, l’incostanza.