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LA PERUVIANA | 291 |
SCENA VI.
Donna Zulmira e Pierotto.
Pierotto. Signora, compatite, vi chiedo perdonanza.
È vostro genitore quel ch’è partito?
Zulmira. 15Egli è.
Pierotto. Scusa vi chiedo ancora. Io non lo credo affé.
Egli è un uomo superbo, voi siete umil fanciulla.
Dirò, per farvi grazia, che v’han cambiato in culla.
Zulmira. Son sciocchezze coleste. Aza dov’è al presente?
Pierotto. Aza... dirò, signora. Aza... non ne so niente.
Zulmira. Vi divertite, amico?
Pierotto. Dirò, signora mia,
Son un che colle donne sa usar la cortesia.
Capace sono ancora di far qualche servizio;
Ma con debite forme, e senza pregiudizio.
Zulmira. Non so, non vi capisco, ma soddisfarvi io posso
Con ricompense e doni.
Pierotto. Questo è un error più grosso.
Di voi non ho bisogno, non son sordido, avaro;
Chi vuol da me piaceri, non venga col denaro.
Zulmira. Dunque con che?
Pierotto. Con grazia e con sincerità,
Dicendo, per esempio: Pierotto, abbi pietà.
Io sono innamorata; parlare un po’ vorrei.
Vorrei onestamente sfogar gli affetti miei.
Voi mi volete bene, caro Pierotto, il so.
A chi così mi parla, non posso dir di no.
Zulmira. Via dunque, quanto posso, vi parlo con amore.
Usatemi pietade.
Pierotto. Lo dite voi di cuore?
Zulmira. Cuor del mio più sincero, credetemi, non fu.