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GIUSTINO 25
Eufemia.   Fermate. A me, Giustino, (si pone in mezzo

Rendi tosto il mio ferro.
Giustino. Ah! lascia 1 prima,
Ch’io l’immerga nel sen di que’ ribaldi.
Amanzio. Cosìri parli di me? Non sai ch’io sono
Duce primier dell’armi greche?
Giustino.   Io parlo
Con chi vuoi insultar la principessa.
Amanzio. Difenderla vogl’io, non insultarla.
Giustino. Difenderla dovevi allor che armati
La inseguian gli assassini 2; or non ha d’uopo
Dell’armi tue.
Eufemia.   Giustin, rendimi il brando;
Obbedisci al mio cenno.
Giustino.   Eccolo. (Un giorno
Vendicarmi saprò di quel superbo.
Temerario mi disse; io mel rammento). da si
Amanzio. Olà, colui s’arresti e sia fra ceppi
Riserbato a’ miei cenni.
Giustino.   Ah! principessa3,
Udisti? O mi difendi, o damm’il ferro4.
Eufemia. Non fia mai ver che oltraggi5
Chi a me serbò la vita.
Amanzio.   A te donarlo
Forse saprò: ma qual potrò mercede
Da te sperar?
Giustino.   Odi, se la mia vita (ad Eufemia
Ti dovesse costar una scintilla
D’amor per lui che del tuo amor6 è indegno,
Pria morirò che rimirar macchiato
Con affetto sì indegno il tuo bel core.

  1. Ms.: Ah lascia.
  2. Ms.: L’inseguian gl’assassini.
  3. Ms.: Ah Principessa.
  4. Ms.: o dammi il ferro.
  5. Nell’ed. Zatta c’è qui un verso settenario. Nell’autografo goldoniano leggesi: Amanzio, non fia cor che oltraggio recchi — A chi deggio la vita.
  6. Ms.: amore.