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LA PERUVIANA 285
Cellina. E poi vorrà di lui che dica ben? non posso.

Verde mi viene il sangue, tutto l’interno ho smosso.
Ma non lo lascio in pace; vuo’ corrergli dappresso,
Fin che mi dica il vero. Voglio saperlo adesso, parte

SCENA III.

Monsieur Deterville, poi Donna Zulmira.

Deterville. Perchè sfuggirmi, ingrata? Zilia, perchè sfuggirmi?

Non mi chiamar nemico, se amante non vuoi dirmi.
Hai tu rossor ch’io sappia ch’ami un amante infido?
Colpa non ha il tuo cuore, che di costanza è il nido.
Ma s’ei crudel ti lascia, s’altra bellezza onora,
Vendica i torti tuoi, volgiti a chi t’adora.
Sposami, e son contento, anima mia diletta;
Se per amor ricusi, fallo almen per vendetta.
Ah soffrirei vedermi ad una sposa unito.
Che sol per onta e sdegno scelto avesse il marito?
No, non fia mai; si mora pria che si renda il cuore
Vittima vergognosa d’un sì funesto amore.
E veggasi l’ingrata, sciolta da sua catena,
Soffrir gli altrui disprezzi della mia morte in pena.
Vegga per chi sospira; vegga chi sprezza e sdegna.
Ah no, la sventurata di miglior sorte è degna.
Zulmira. Signore, Aza dov’è?
Deterville.   Non sarà lungi, io credo.
Zulmira. Lo vuole il padre mio; si cerca, e non lo vedo.
Deterville. Lo troveranno i servi.
Zulmira.   I miei ne vanno in traccia.
Deterville. Aza che ha, che non parla?
Zulmira.   Fa il suo rossor ch’ei taccia.
Deterville. Arrossisce? Di che?
Zulmira.   D’esser nel duro stato
O di mancar di fede, o comparire ingrato.