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LA PERUVIANA 255
Egli che la mia pace brama veder compita,

Egli è quel che me l’offre, egli è quel che l’invita1.
Serpina. Perdonate, signora, se dicovi di no:
Quando ancor lo vedessi, ancor nol crederò.
Un che v’ama e v’adora, un che sospira in vano,
Ad un rival felice vorrà fare il mezzano?
Compatite, signora, se col pensier svolazzo:
O voi siete ingannata, o Deterville è un pazzo, parte

SCENA IV.

Zilia, poi Cellina.

Zilia. Possibil ch’ei m’inganni? Sarebbe opra lontana

Dal bel stil generoso... Ecco la sua germana.
Celuna. Zilia sarà contenta. Vedrà il suo amor primiero.
Zilia. È ver che Aza s’aspetti?
Cellina.   Aza si aspetta, è vero.
Zilia. Felice me!
Celuna.   Contenta voglio che siate, amica;
Ma un po’ troppo lo siete. È forza ch’io vel dica.
In faccia di chi v’ama, e in van mercede attende,
Nascondere dovreste la gioia che l’offende.
Chi sente voi, sol Aza degn’è del vostro affetto:
Aza merita solo regnar nel vostro petto.
Zilia. Egli è il primier ch’io vidi, egli à il primier ch’amai.
Da lui, che sia l’amore, conoscere imparai;
Ed il suo sangue al mio cotanto s’avvicina,
Che dalle leggi nostre ei per me si destina.
Chiedete quant’è vago? Narrar non lo saprei.
Dirò che più d’ogni altro piacciuto 2 è agli occhi miei.
Del suo spirto vivace, del suo bel core onesto
Una prova chiedete? Posso appagarvi in questo.
Eccovi un di lui foglio, a me diretto allora

  1. Ed. Zatta: Egli è quel che me l’offre, è quello che l’invita.
  2. Così il testo.