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252 | ATTO SECONDO |
Pasquino. Oh questa è bella, affé! son io, che l’ha pigliato,
Son io, che alla padrona stamane l’ha donato.
E voi me lo negate così con quest’orgoglio?
Ora sono imputato, sì lo voglio, lo voglio.
Serpina. Messer no.
Pasquino. Messer sì. (s’accosta a Serpina con impertinenza
Serpina. Un insolente siete.
Pasquino. Glielo dirò a mio padre, se mi strapazzerete.
Voglio l’augello mio. (gridando forte
Serpina. Non strillate così.
Pasquino. Lo voglio. (segue a gridare
Serpina. Ragazzaccio! tenete; eccolo qui.
(getta l’augello morto in terra
Pasquino. Ahimè. (corre per pigliarlo, credendolo vivo
Serpina. Non vola no.
Pasquino. Ah povero Pasquino! piange
SCENA II.
Zilia e detti.
Pasquino. È morto l’augellino.
(piangendo
Colei... me l’ha ammazzato... colei... che l’ha con me,
Me l’ha ammazzato lei... fraschetta malade...
Zilia. Via, acchetatevi, caro.
Serpina. Colui, signora, ha il torto.
Non è per colpa mia, che l’augellin sia morto:
Egli nello staccarlo, allor ch’era impanniato,
L’ha per soverchia fretta sotto un’ala spennato.
Ha ancor la cicatrice, vedrete s’è così:
Miratelo, signora... (vuol prendere l’augellino di1 terra
- ↑ Edd. Pasquali e Zatta: da.