Ciò che la gioventù de’ giorni nostri
Ama solo e desia. Se a caso incontra
Qualche ninfa per via, guai che a mirarla
Alzasse il ciglio! ei sol di gloria è vago.
Volesse il Ciel ch’io secondar potessi
Il genio suo. Ma povertà mi opprime.
Giustino. (Che vezzosa maestà! Che vago misto
Di bellezza e valor!)
Ergasto. Vedi com’egli
Fissa 1 in te gli occhi? Non è già il tuo volto,
Che attragga 2 i sguardi suoi. Sono quest’armi
L’incanto de’ suoi lumi.
Eufemia. Oimè, che vedo I
Ecco Amanzio co’ suoi. Misera, io 3 temo
Qualche nuovo periglio.
Ergasto. Alla germana
Del suo monarca ei porterà4 rispetto.
Eufemia. Troppo è superbo, ed ha dell’armi in mano
Il supremo comando.
Giustino. A me s’aspetta (ad Eufemia
Questa seconda impresa. Il brando tuo
Cedimi, e non temer.
Ergasto. Fermati. Amanzio (a Guatino
Dell’armi è il primo duce: offende Augusto
Chi colui non rispetta. Io ti consiglio (ad Eufemia
Celarti anzi che giunga a discoprirti 5.
Vedi là quel boschetto? Ivi t’ascondi,
E non temer. Guidala tu; ma tosto (a Giustino
Ritorna poi (non vo’ 6 che di soverchio
Colla donna sen stia. Chi sa? Siam fatti
D’una7 fragile pasta).
Eufemia. Al tuo consiglio
Di già pronta m’adatto8.
- ↑ Ms.: fisa.
- ↑ Ms: attraga.
- ↑ Ms.: t’.
- ↑ Ms.: serberà.
- ↑ Ms.: ad iscoprirti.
- ↑ Ms.: vuo’.
- ↑ Ms.: Di una.
- ↑ Ms.: adato.