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LA PERUVIANA 245
Pasquino. Signora, questa mane mi fu propizio il fato.

Vivo colle mie mani ho un usignuol1 pigliato.
D’una sì bella preda lieto e contento io sono;
Se voi non lo sdegnate, signora, io ve lo dono.
Zilia. Bella innocenza, amica! Grazioso giovinetto,
Grata vi son del dono, e l’augellino accetto.
Recatelo a Lesbina; dite che n’abbia cura.
Come da voi fu preso?
Pasquino.   Dirovvelo2 a drittura.
Pria del levar del sole, io mi levai dal 3 letto;
Andai colla civetta vicino ad un boschetto.
Stesi d’intorno a lei le verghe impanniate,
E diedi col fischietto moltissime fischiate.
Un usignuol io veggo saltar di pianta inb pianta;
Io l’usignuolo imito, ei mi risponde, e canta.
Parea che la civetta gli desse il benvenuto.
Alza ed abbassa il capo quell’animale astuto;
Ed io, che rimpiattato stavami ad osservarlo,
Coll’animo e coi gesti provavami aiutarlo.
Parte l’augel da un ramo, scende, poi vola in alto;
Ah l’impazienza allora fecemi trarre un salto;
Fischio, rifischio intorno, scuoto la bestia in vano:
Perdo l’augel di vista; poi sentolo inb lontano.
Colla civetta in spalla, e col fardello unito
Delle impanniate verghe, mi porto i altro sito.
Tendo l’orecchio, e parmi... poi fra me dico: affé,
Parmi che qui s’asconda... guardo fra i rami, e c’è.
Pianto gli ordigni in fretta; mi celo in fra le fronde;
Poi l’usignuolo imito, e l’usignuol risponde.
Va pian pian saltellando verso i rami più bassi,
Io cogli occhi accompagno, e con il cuor suoi passi;
E quando mi parea ch’egli s’alzasse un poco,
Mi palpitava il cuore, pareami esser nel foco.

  1. Ed. Pitteri, qui e più sotto: ussignuol.
  2. Ed. Pittori: dirovelo.
  3. Ed. Pitteri: del.