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LA PERUVIANA 241
Son segni manifesti d’un animo leggiero.

Più spirto e più bellezza nelle Europee si vede,
Ma avrebbero più merto, se avessero più fede.
Cellina. Tra noi, per dir il vero, passar suol per usanza,
Quando ragione il chiede, un poco d’incostanza.
Lontana dall’amante, di cui non siete sposa,
Potreste a chi vi adora men essere ritrosa.
Zilia. Deh, se mi amate, o cara, vi prego in cortesia,
Meco cangiate stile.
Cellina.   Sedete, Zilia mia.
Ecco di questa villa i servi ed il fattore,
Che alla padrona loro vonno rendere onore.
Zilia. Voi mi fate arrossire.
Cellina.   Buona gente, avanzate,
E la signora vostra in Zilia rispettate.

SCENA V.

Serpina con un cestino di fiori, e detti.

Serpina. Signora, a voi s’umilia Serpina fortunata,

Che ad esser cameriera di voi fu destinata;
Prometto di servirvi con fede e con rispetto;
Vi prego compatirmi se avrò qualche difetto.
Supplirà alle mancanze la vostra cortesia;
Lasciate ch’io vi baci la man, padrona mia.
Zilia. Se all’espressioni vostre il vostro cuor somiglia,
Vi tratterò da amica, vi amerò come figlia.
Serpina. Questi odorosi fiori, che ho colti in sul mattino,
Sparsi qua e là nel vostro bellissimo giardino,
Della mia servitutole siano il segno primiero.
Vi prego di gradirli con animo sincero.
Zilia. Sì, li gradisco, o cara, col più verace affetto,
Ecco che di tai fiori ornar mi voglio il petto.
Questi a me, questi a voi, Cellina mia gentile,