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LA PERUVIANA 239
Zilia. Sediam, se ciò vi aggrada.

Cellina.   Zilia, come vi alletta
Questa graziosa villa?
Zilia.   Parmi in tutto perfetta;
Bello è il veder d’intorno gli archi, le statue, i marmi:
Bello il veder le fonti, dove potea specchiarmi.
Bellissima de’ verdi la varia architettura,
In cui fatta è dall’arte violenza alla natura;
E agli occhi di chi mira spettacolo è assai degno
De’ fiori ben disposti il variato disegno 1.
Goduto della villa il delizioso esterno,
Nuove bellezze e rare si scopron nell’interno.
Eccellenti pitture, nobili arredi e vaghi,
Chi fia che non s’alletti, chi fia che non s’appaghi?
Stupida già rimango, già sono ammiratrice,
Nò può chi vi comanda non essere felice.
Cellina. Pur non vedeste il meglio di tal delizia ancora.
Zilia. A veder che mi resta?
Cellina.   Del casin la signora.
Zilia. Veggasi; non s’asconda.
Cellina.   Vuo’ mantenervi il patto;
Vuo’ che la conosdate: mirate il suo ritratto.
(le presenta uno specchio
Zilia. Questo è uno specchio, amica; non son cotanto stolta.
Mi sorprese lo specchio, è ver, la prima volta;
Ma l’arte appresi, e in vano ora vi verrà fatto
Meco far la mia effigie passar per un ritratto.
Cellina. E pur, torno a ripetere, e pur provarvi io spero,
Esser della padrona questo il ritratto vero.
Zilia. Voi scherzate, madama.
Cellina.   No, non ischerzo, amica.
La padrona voi siete, il Ciel vi benedica.
Zilia. Io padrona? 2 di che? s’alza
Cellina.   Di quanto qui vedete,

  1. Ed. Pitteri: dissegno.
  2. Ed. Zatta: La padrona!