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poetico, ma con quello della natura. Voglio dire la verità: per questa mia Commedia ho avuto della passione, e mal grado la mediocre riuscita ch’ella ha fatto sopra le scene, non ho scemato il mio attaccamento particolare a questa mia Figliuola adottiva. Si danno talvolta delle combinazioni fortunose, che contribuiscono ai danni di un’opera, senza originale sua colpa. Zilia rappresenta a parte di una tenera Giovinetta, che colla bellezza innamora, e coll’età eccita alla compassione. La Donna, a cui venni costretto di raccomandare un tal personaggio nelle prime recite della Commedia1, piena di ottima abilità per altre parti, in questa non avea niente che si uniformasse alla verità del carattere, ed ecco l’Opera precipitata. Dirò di più, che anche le altri parti non erano felicemente distribuite, onde la riuscita era quasi impossibile. Dirà il Lettore (mi aspetto) e tu perchè sì male distribuirle? Non mi manca ragione per giustificarmi. Nelle Compagnie Italiane conservasi ancora questo bel fanatismo dei gradi comici, e quando mi credea d’averlo estirpato, lo vidi ripullulare, e farmi la guerra allor che pensava al bene comune. Nelle Commedie, alle quali provvedo io l’argomento, uso ogni studio per adattare i caratteri alle persone, a costo di perdere qualche bel tratto, qualche brillante scena; ma in questa, per cui presi dal Romanzo il soggetto, non ebbi gli Attori in vista, e dopo scritta dovetti, per appagare le loro brame, distribuirla alla peggio. Esaminate un poco, Signori miei, se Plauto, se Terenzio, se i Greci, se gl’italiani antichi, se i Francesi moderni ebbero mai, ed hanno presentemente, un sì bel precetto nello scrivere le Commedie loro. Della Compagnia valorosa, per cui presentemente ho l’impegno di scrivere, non posso veramente dolermi 2. Tutti impegnati sono alla gloria loro, e alla gloria mia. Hanno per me dell’amore e della cordialità, e se procuro3 di secondarli su quest’articolo, lo fo per corrispondere alle loro attenzioni. Ma sia per una ragione, o per l’altra, mi continua il precetto, più rigoroso di quelli d’Orazio, i

  1. Allude il Goldoni alla prima donna del teatro di San Luca, Teresa Gandini. detta Flaminia, che nel 1755 abbandonò Venezia e passò col marito. Pietro Gandini, a recitare a Dresda. Si vedano le due Introduzioni teatrali nei volumi X e XI della pregante edizione.
  2. Allude alla compagnia del teatro di San Luca, della quale pur troppo ebbe moltissime volte motivo di lagnarsi, allora e più tardi.
  3. Nel testo: proccuro.