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quelle cameriste e signore si reciti un’operetta intitolata la Sposa Persiana dalle educande”. E dieci anni dopo (8 genn. 1765): “All’Ospedaletto presso SS. Gio. e Paolo, due Putte di mediocre bellezza, e fresca età, per loro diletto recitano con altre Donne la tanto famosa comedia, intitolata la Sposa Persiana”. Il Chiari non fu lento a imitare il rivale, secondando il proprio istinto. “Lo strepito che fece in quell’anno medesimo la Sposa Persiana del Sig. Dottor Goldoni m’invogliò” dice nella prefazione del tomo X delle sue Commedie in versi “di mettere a gara su’ teatri nostri la gran novità de’ costumi Chinesi, che del pari eccitasse la curiosità del Pubblico ecc. Le speranze mie non caddero a quella volta deluse”. La Schiava Chinese fu replicata “per quattordici sere continue con isterminato concorso” nel teatro di Sant’Angelo, l’autunno del 1753, e fu seguita nel carnovale del ’54 dalle Sorelle Chinesi, che superarono la loro compagna “nella strepitosa accoglienza” (l. c., pag. 5). Pur troppo la moda delle commedie orientali dilagò fino a Lucca (v. l’Jspana in Tauris-Abas del patrizio Ottaviano Diodati, in Bibl.ca Teatrale Ital-, t. X, Lucca, 1764), fino a Napoli, dove il Cerlone si fece fortunato alunno del Chiari, ma infierì per qualche tempo ancora a Venezia (nel 1759 si recitò a S. Luca Il Fakir del Mogol del marchese Ferd. Obizzi di Padova, che scrisse pure Le Donne Circasse, Il Sofì Mirza e altre scempiaggini) dove servì a preparare il palcoscenico e il pubblico alle fantasmagorie delle Fiabe del conte Carlo Gozzi.
La Sposa Persiana tornò spesso sulle scene di S. Luca. Non è vero che vi recitassero i coniugi Landi, come afferma nelle Notizie istoriche de’ Comici Italiani Francesco Bartoli (e ripetè il Rasi), poiché restarono col Medebach nel teatro di Sant’Angelo. Partito per Dresda il Gandini con la moglie, nel 1755, sottentrò applauditissimo nelle parti di Curcuma il bolognese Giuseppe Lapy (v. Antonio Piazza nel romanzo intitolato Il Teatro, Venezia, 1777, t. I, p. 13: cit. anche da Rasi, I Comici Italiani, vol. II, p. IO). Dopo un intervallo abbastanza lungo fu ripresa nel carnevale del 1765 e si recitò per tre sere di seguito. A un tale che domandava se la Sposa Persiana appartenesse al 1752 o al ’53, un altro rispondeva nel numero 32 del Diario Veneto, affermando senz’altro che la prima recita fu il 31 ottobre del 1752 (sic) perchè in quella sera memorabile “nel Palco n. 7 e 8 del secondo ordine gli fu rubbato un cappello orlato d’oro”. Certo fece il giro di quasi tutte le città d’Italia, non soltanto delle maggiori. A Modena, p. es., la troviamo nel Collegio di S. Carlo nel cam. del 1758 e in quello del 1762 (Modena a C. Goldoni, Modena, 1907, p. 237). Nel 1765, a detta del Bartoli, si festeggiò a Livorno, nella Sposa Persiana, l’attrice Margherita Gavardina Cotei, nata Galletto. Nel 1780 nella compagnia Battaglia, al teatro S. Gio. Crisostomo di Venezia, “vi rinnovò i trionfi della Bresciani” Chiara Cardosi (Rasi, l. c., vol. I, p. 590). Nel gennaio del 1788 una solenne rappresentazione ebbe luogo nelle magnifica Accademia degli Orfei e gli interpreti principali furono il marchese Francesco Albergati, vecchio amico del Goldoni, il conte Alessandro Pepoli e la famosa dama Teresa Venier (v. Gazzetta Urbana Veneta, 1788, num. 7); nell’aprile del medesimo anno la Sposa Persiana si replicò nel teatrino privato del conte Pepoli, nel palazzo Cavalli a S. Vitale (ivi, num. 30). Se ne ricavò anche un dramma giocoso in 3 atti, e si rappresentò con musica di Felice Alessandri al S. Samuele nell’autunno