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nel romanzo. La novità consisteva dunque, osserva l’autore, nel travestimento orientale, nello scenario, nelle vesti, nei costumi: “et tout ce qui est étranger doit exiter la curiosité”, Bisogna tuttavia ricordare che Turche e Persiane si trovavano qua e là nella Commedia dell’Arte e che il melodramma, o sia l’opera per musica, non aveva esitato nella sua sconfinata libertà a fare addirittura un balzo tra i figli del Cielo: nel 1707 a Venezia si recitava il Taican re della Cina del trivigiano Urbani Ricci, nel ’35 lo stesso Metastasio componeva una breve azione teatrale, i Cinesi, e nel ’52 l’Eroe Cinese, recitato senza musica anche nel teatro di S. Samuele. Questo falso colore e splendore d’Oriente, la turquerie, come dicevano i Francesi, aveva già trovato fortuna oltralpi, non solo nelle fantasmagorie dei teatri della Fiera e del Teatro Italiano, bensì nella severa tragedia di Racine e di Voltaire. Gli esempi della Zaira (1732), dell’Alzira (’36), della Zulima (’40) e del Maometto (’41) erano presenti al Goldoni e ai suoi contemporanei: le due prime non soltanto erano state tradotte in italiano e recitate nei teatrini di società, ma si applaudirono vivamente nel teatro pubblico a Venezia (v. pref. del Goldoni all’ed. Bettinelli, e G. Ortolani, Settecento, 1905, non edito, p. 409. - Più di recente cfr. Le traduzioni italiane del teatro tragico francese nei secoli XVII e XVIII - Saggio bibliografico di Luigi Ferrari, Paris, Librairie Ed. Champion, 1925: ai nomi citati). Una tragedia cinese, I Taimingi, aveva composto Pier Jac. Martelli, edita fin dal 1715. L’Oriente trionfava da tempo nelle novelle, nei romanzi, nelle lettere (pseudoepistolari). L’amore crescente dei viaggi e delle cognizioni geografiche, più particolarmente etnografiche, favoriva tale tentativo del Goldoni nella commedia: a Venezia lo stampatore Pasquali pubblicava nel 1737 il testo francese del gran Dizionario geografico di La Martinière, nel ’51 il Pitteri aggiungeva nuovi articoli alla diciannovesima edizione del Dizionario storico e geografico del Moreri, il Valvasense imprendeva la versione della Storia generale dei viaggi di Prévost (con l’aiuto di Gaspare Gozzi), l’Albrizzi fin dal I731, faceva tradurre sull’ed. d’Amsterdam la Storia moderna o sia Stato presente di tutti i paesi e popoli del mondo di Tommaso Salmon, correggendo e allungando l’opera dell’autore inglese, rifatta dal Van-Goch. Nel volume XX, uscito sulla fine del ’53, che contiene la descrizione del Dominio Veneto, ed è quasi tutto originale, non manca una parola di lode al riformatore della Commedia Italiana, Carlo Goldoni (pag. 86). Proprio nel tomo V dell’edizione veneziana apprese il dottor veneziano, per sua confessione (Mem.es l. c.), a conoscere i costumi persiani.
Il teatro comico, dissi anche altra volta, obbediva del resto, come il melodramma e la tragedia, in Italia e altrove, al capriccio e al bisogno di variare e rinnovare la materia. Anche i balli, interposti alla commedia o separati, fin dai tempi di Molière, e prima, avvezzavano pubblico e teatro alle fogge esotiche. Riso e satira rompevano dal contrasto dell’Oriente e dell’Occidente, come al Settecento piaceva: i nomi strani de’ personaggi parevano creare una bizzarra mascherata per il carnovale del Settecento. Le Lettere persiane di Montesquieu, le cinesi di D’Argens, le peruviane della signora Graffigny e altre moltissime ebbero in Europa uguale fortuna (vedasi Maria Ortiz, Commedie esotiche del Goldoni, Napoli, 1905, estratto dalla Rivista