Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
LA SPOSA PERSIANA | 201 |
Osmano. Ircana io voglio.
Fatima. Che vi cal d’una schiava, che Tamas più non cura?
Che l’amor, che la pace a Fatima non fura?
Pianga le colpe andate vicina, ower lontana,
Gl’insulti e le vendette scordate.
Osmano. Io voglio Ircana.
Fatima. Ma se...
Osmano. Ma se ritarda Machmut al nuovo giorno,
I Tartari, che meco condotti ho qui d’intorno,
Di lui, non che dei muri, faran strage inaudita;
Salvati, figlia, meco, o perderai la vita.
Fatima. (Misera me!)
Osmano. Tu sdegni d’udir minaccie invano.
(a Machmut
Coi scherni e cogl’insulti non sa tacere Osmano.
Tamas. Ma invano si pretende con onte e con furore
Di Tamas, di Machmut, vil che si renda il cuore.
Se tu del Re non temi le guardie e i moschettieri,
Se alle violenze avvezzi sono i Tartari alteri.
Da noi, da schiavi nostri, da nostri servi armati,
Difesi moriremo, ma non invendicati.
Machmut. Sì, figlio, il valor s’usi, quando il pregar non giova.
Del valor che vantate, su, si venga alla prova.
Olà. chiama
Fatima. Deh, padre amato...
Osmano. Chetati, figlia insana.
SCENA VIII.
Ircana e detti.
(ad Osmano
Non la nasconde il padre, non la nasconde il figlio,