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196 | ATTO QUINTO |
Ircana. In tasca.
Curcuma. Dar mel potete.
Ircana. Aspetta;
Eccolo; dove sei?
Curcuma. Son qui; datelo pure.
Ircana. Bada!
Curcuma. Non dubitate: le mie man son sicure.
Ircana. Parmi di sentir gente.
Curcuma. Pare anche a me.
Ircana. Chi viene?
Curcuma. Per ora in qualche parte nascondaci conviene.
Ircana. Dove?
Curcuma. Venite meco.
(va ritirandosi in modo che Ircana non la trovi
Ircana. Ma dove? io non ti trovo.
Curcuma. (Se posso fuggir sola colle gioje, mi provo). parte
Ircana. Curcuma? ah me infelice! Curcuma? ah, che è fuggita!
Ecco un lume, ecco un uscio; mi celo1: ah son tradita!
(si ritira
SCENA II.
Tamas, poi Ibraima e Zama.
Mi si affollano in mente, ora pietosi, or fieri!
Mi si nasconde Ircana; Fatima piange, e prega:
Tamas, per lei tu vivi, e il tuo cor non si piega?
Ancor mi sta nel core la mia diletta Ircana;
E l’amerò costante anche da me lontana.
Il genitor severo rendala pure a Osmano,
Saprò col ferro in pugno levargliela di mano;
E se l’ardir trarrammi al fin de’ giorni miei,
- ↑ Così l’ed. Zatta. Nella edd. Pitteri e Pasquali è stampato par isbaglio: mi celerò.