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174 | ATTO TERZO |
Machmut. A qual prezzo?
Osmano. Vederla, e si contratti.
Machmut. Fra due che giusti sono, brevi saranno i patti.
Olà... Curcuma io voglio. (esce un Eunuco, e parte
Osmano. Chi è costei?
Machmut. La custode.
Osmano. Queste son ne’ serragli maestre d’ogni frode.
SCENA IX.
Curcuma e detti.
Presto, pria che si dica, che ho l’onestà perduta.
(vuol coprirsi
Machmut. Odimi.
Curcuma. Sì, signore. (coprendosi
Machmut. Qual timore improvviso?
Curcuma. Non v’è un uomo? mi sento i rossori sul viso.
Machmut. Vieni; l’età canuta ti salva dal rigore.
Curcuma. Eh, se sono canuta, è per troppo calore.
Machmut. Odimi.
Curcuma. Dite pure.
Machmut. Eh scopriti, schifosa.
Curcuma. Signor sì, sono stata sempre un po’ vergognosa.
Machmut. Fa che Ircana a me venga, e se venir non vuole,
Usa la forza, quando non vaglian le parole;
Legata dagli eunuchi, guidala al mio cospetto.
Eseguisci il comando, sollecita ti aspetto.
Curcuma. Legata? strascinata? oh povera ragazza!
Più tosto son qua io...
Machmut. Vanne: sei vecchia, e pazza.
Curcuma. Oh questo maltrattarmi, signor padron mio caro.
Dirmi che sono vecchia, è un boccon troppo amaro.
Per le fatiche il viso par un po’ crespo e vecchio,
Ma sono le mie carni lustre come un specchio. parte