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172 | ATTO TERZO |
Machmut. Osmano è quel ch’io vedo.
(osservando verso la scena
Tamas. Se per Ircana il petto...
Machmut. Parti.
Tamas. Ma dunque invano
Potrò sperar, signore...
Machmut. Lasciami con Osmano.
Tamas. (Non so che dir; dal padre il cor mi si divide,
Fatima mi tormenta, ed Ircana mi uccide), (da sè, e parte
Machmut. Parmi commosso, oh Cieli! Tamas, lo sai se ti amo,
Ma il periglioso laccio veder troncato io bramo.
SCENA VIII.
Osmano e Machmut.
Machmut. Non lo chiedesti a lei?
Osmano. Mostra di non saperlo.
Machmut. Io più noi chiederei.
Osmano. Odimi: due poeti del seguito festoso
Cantano della sposa le lodi, e dello sposo;
Ma in mezzo ai loro canti, in mezzo ai loro accenti.
Frammischiano sovente le satire pungenti.
Fatima (un di quei dice), Fatima è mia sovrana,
Ma dovrà star soggetta alla mia1 schiava Ircana.
Fatima un sol rassembra (l’altro poeta disse),
Ma un sole a cui minaccia l’altro pianeta ecdisse.
Io loro avrei d’un colpo tronca la testa e ’l canto;
Rispettai le tue soglie, l’ira frenai; ma intanto,
Dimmi tu, che il saprai, chi è quest’ardita Ircana,
Che potrebbe a mia figlia comandar da sovrana?
Machmut. Ah indegni, scellerati satirici cantori,
- ↑ Ed. Zatta: sua.