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LA SPOSA PERSIANA 165
D’aver incatenato del signor loro il cuore.

Ircana. Nè comandare è dato a sposa non amata,
Per obbedire il padre, dal giovane sposata.
Fatima. È ver, non lo contrasto; tu sei la più felice.
Vuoi che io ti serva? Imponi!
Ircana.   A te servir non lice.
Donna fra suoni e canti al talamo venuta,
Schiava obbedir non deve da’ parenti venduta.
Fatima. Tal legge in un serraglio rare volte si osserva:
Spesso il signor confonde colla sposa la serva.
Ircana. E chi tal legge soffre mal volentier, sen rieda,
Pria che all’onta privata la pubblica succeda.
Fatima. L’onte sfuggir non cura chi soffre, e non s’aggrava.
Ircana. Donna che soffre i torti, è più vil di una schiava.
Fatima. Qual torto, se non mi ama sposo di te invaghito?
Ircana. Non vi è ragion, che approvi le ingiurie di un marito.
Fatima. Con tai ragion condanni te sol di contumace.
Ircana. Condanno te, se resti, se lo sopporti in pace.
Fatima. Ma se ne’ lumi tuoi merto maggiore io vedo,
Se Tamas compatisco, se amo il tuo ben...
Ircana.   Nol credo.
Fingi ben, lo conosco, fingi soffrir suoi lacci,
Ma tanto più t’accendi, quanto più fremi, e tacci1.
Chi sa sotto quel ciglio qual covisi lo sdegno,
Qual della mia rovina si mediti il disegno?
Fatima, donne siamo; parliam tra noi sincere,
Ciascuna in modi vari sa fare il suo mestiere:
Io d’un amor schernito non soffrirei gli affanni;
Tu, se il tuo cuor lo soffre, o sei stolta, o m’inganni.
Fatima. Stolta sarò.
Ircana.   Non dice d’esserlo chi è in. difetto2.
Fatima. Dunque?
Ircana.   Dunque tu celi colla pace il dispetto.

  1. Così nel testo.
  2. Ed. Zatta: chi è in effetto.