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164 | ATTO TERZO |
Serbate a chi l’apprezza l’iperbolica lode.
Ibraima. Senti? Questa è virtude. a Zama
Zama. Virtude che innamora, (a Ibraima
Fatima. (Qual sia Ircana fra queste non ben discerno ancora).
Ibraima. Sposa del signor nostro, che di lui donna siete,
Usate il poter vostro, e di me disponete.
Fatima. (Questa non è).
Zama. Signora, sempre più in me si desta
Il desio di servirvi.
Fatima. (Non è nemmeno questa.
Fra quelle che stan chete, forse saravvi anch’ella;
Ma pur niuna di quelle parmi superba e bella).
SCENA III.
Ircana e dette.
Itene immantinente ai giardini, al lavoro.
Fatima. (Eccola; me l’addita quell’altero sembiante).
Ibraima. Frenate quell'orgoglio. (a Fatima, e parte
Zama. Punite l’arrogante, (fa lo stesso
Ircana. (Chi è costei, che non parte?)
Fatima. (Numi, consiglio, aita).
Ircana. (Ah sì, la veggio; è questa la rivale abbonita.
Fuggasi).
Fatima. Ircana.
Ircana. A nome chi sei tu che m’appelli?
Fatima. Di Tamas la consorte questa è con cui favelli.
Ircana. E ben? che dir vorresti? che io son tua schiava?
Fatima. Invano
Temi, che usar io voglia teco il poter sovrano.
Non servono con l’altre, le schiave che han l’onore