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LA SPOSA PERSIANA 163
Zama.   Se mi ci metto anch’io...

Ibraima. Vuo’ svellerle le chiome.
Zama.   Vuo’ fare il dover mio.
Ora che vi è la sposa, non conta più niente;
Finito avrà l’audace di far l’impertinente.

SCENA II.

Fatima e dette.

Fatima. (Desio mirarla in viso questa rival sì bella;

Qui con le schiave unite vi sarà forse anch’ella).
Ibraima. Vedi? a Zama
Zama.   La sposa. (a Ibraima
Ibraima.   O bella!
Zama.   Mira che luci oneste!
Fatima. (La schiava fortunata qual mai sarà di queste?)
Ibraima. Via; facciamole1 onore. a Zama
Zama.   Sì, l’obbligo2 lo vuole.
(a Ibraima
Ibraima. Signora, che coi lumi splendete al par del sole,
Che a Venere in bellezza potete muover guerra,
Che avete nel bel ciglio l’arbitrio della terra.
Possano i cari figli, che voi darete al mondo,
Regger dell’universo coi loro cenni il pondo.
Zama. Di quelle lunghe chiome possano ai fili neri
In numero esser pari de’ figliuoli gl’imperi.
Venuta dalle stelle a noi per ornamento,
Il lume e la ricchezza scemaste al firmamento,
Degna che Persia tutta vi veneri e v’adori,
Regina delle donne, bell’idolo de’ cuori.
Fatima. Donne, l’usato stile d’Oriente io non ammetto;
Adulazion mi spiace, candor bramo ed affetto.

  1. Edd. Pittori e Pasquali: faciamole.
  2. Ed. Pitteri: obligo.