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LA SPOSA PERSIANA 155
A darvi l’ova fresche, e a prender l’anellino.

Fatima. Ma intanto non potreste darmi d’amor consiglio,
Per reggermi più franca a fronte d’un periglio?
Curcuma. Figlia, il consiglio è questo: la quiete non sperate,
D’una rivale ardita se voi non vi disfate;
E per disfarvi d’una, che ha il cor del suo signore.
Armarvi è necessario di sdegno e di furore.
Ma sdegno di parole, furor d’ingiurie è poco;
Altro vi vuol che pianti, per terminare il gioco.
Chiedete il mio consiglio? Eccolo: vi rispondo,
Che con un thè la schiava mandasi all’altro mondo.
Fatima. Ed io rispondo a voi, perfida vecchia indegna,
Che all’anime bennate a tradir non s’insegna.
Sul cuor del mio consorte non ho rival sospetta;
E quando ancor l’avessi, non ne farei vendetta.
Usa pomate e lisci, usa veleni e stili
Con le schiave tue pari, empie, ribalde e vili.
Gemme per te non serbo; serbo per te nel petto
Il disprezzo che merti, la noia ed il dispetto. parte

SCENA IX.

Curcuma, poi Ircana.

Curcuma. SI? Saprò vendicarmi. A me? Non son chi sono,

Se tu non me la paghi; mai più te la perdono.
Ircana. Dimmi: è colei la sposa?
Curcuma.   Sì.
Ircana.   Che ti pare? È bella?
Curcuma. Con voi sembra un vapore in faccia di una stella.
Ircana. Come è vezzosa1
Curcuma.   Niente.
Ircana.   Parla bene?
Curcuma.   Nemmeno.

  1. Ed. Zatta: Come? È vezzosa?’.