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144 ATTO SECONDO
Delle spinose piante nutrite in Carmanìa,

Che avvelenano i venti, ne ho sempre in mia balìa.
Ho l’antimonio, il sale, il solfo1 e l’orpimento,
E mancami soltanto dell’oro e dell’argento.
Ircana. Eccone, prendi questo. (si strappa uno smaniglio
Curcuma.   Piano, non lo strappate;
Spiacemi che d’un fregio la bella man spogliate.
E pur fia necessario scioglierlo in una tazza.
(Sciogliere lo smaniglio? Affé, non son sì pazza). da sé
Ircana. Ma incontro alla sua sposa è volontario andato
Tamas, o da suo padre a forza strascinato?
Curcuma. Non so; ma l’ho veduto montar sul suo destriere,
Tutto coperto d’oro, che a mirarlo è un piacere.
Al lato era del padre, intorno avea parenti,
Preceduto da turba di servi e di stromenti.
L’eunuco Bulganzar, quel sozzo eunuco nero,
Che se far lo potesse, farebbe altro mestiero,
Egli si è ritrovato in mezzo alla brigata,
Allor che fu la sposa dal giovine incontrata,
Là dove il Sanderut G 1 vicin, con l’acque sue,
Tra Zulfa 2 ed Ispaan parte il terreno in due.
Fatima, d’ogn’intorno da schiave circondata,
Sedea sopra un cammello colla faccia velata.
Con tante ricche vesti, con tante perle ed oro,
Che abbagliava la vista, avea seco un tesoro.
Però la sopraveste, ch’avea la sposa intorno,
E parte delle gioje, onde il bel crine è adorno,
Bulganzar mi assicura, che fur, due giorni sono,
Da Machmut mandate alla sua nuora in dono.
Tale è in Persia il costume; ahi troppo dolorosa
Disparità, che passa tra una schiava e una sposa!

  1. Fiume che bagna le mura d’Ispaan, capitale della Persia, e la divide da Zulfa, piccola città, quasi sobborgo della medesima.
  1. Ed. Zatta: zolfo.
  2. Propriamente Julfa, come scrisse il Goldoni stesso nella commedia che fa seguito alla Sposa Persiana, o Djulfa (Ciolfa dice il Della Valle).