Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
138 | ATTO PRIMO |
SCENA VII.
Machmut accompagnato da quattro Officiali, che attendono gli ordini suoi.
Si preparin le mense, i vasi, i cibi, i giuochi.
Tosto al caffè; prepara oltre il costume adorno
Il picciolo banchetto, che usasi a mezzo il giorno1.
Latte, poponi ed altre frutta del mio giardino,
Confezioni, sorbetti, oppio purgato e fino,
Thè non manchi; si dia tabacco a chi ne brama,
Siavi per tutto il vaso che Kaliam si chiama:
Il Kaliam, quel vaso che fra noi si accostuma,
Con cui sì dolcemente l’uom si riposa, e fuma.
Canti vi sieno e danze, vi sien poeti egregi,
Che della nuova sposa formin poema ai pregi;
Quindi nell’ampia sala, di lumi intorno piena,
Al seguito festivo diasi superba cena.
Di terso e bianco riso sodo pilò sia fatto,
Di burro e droghe carco, nel color contrafatto.
Sieno in minuti pezzi nello schidion girati
D’aromati nutriti i migliori castrati.
Lepri, maiali ed altre carni vietate immonde
Non sianvi alla mia mensa: cerchinle i ghiotti altronde.
Del bove in acqua pura al più l’uso permetto,
Salse bandisco, e sughi, e ogni manicaretto,
Lasciando agli Europei la follia ch’io deploro,
Di accelerar 2 coi cibi il fin de’ giorni loro.
Ma Tamas viene; andate; gli ordini udiste in parte,
Supplisca ad ogni altr’uopo l’uso, l’ingegno e l’arte.
(partono i Servi
Merita ben tal sposa, che dote reca, e onore,