Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu/141


LA SPOSA PERSIANA 137

SCENA VI.

Ircana sola.

Ah voglia il Ciel che mai abbiasi a usar tal arte:

Laddove amor fa d’uopo, rigor non abbia parte.
Sguardi, parole, amplessi, vezzi, sospiri e pianti
Son le malìe che han forza sul cuore degli amanti.
Ma allor che un’altra donna venga con forza eguale
A disputarmi un cuore, che per natura è frale,
Se a sostenere il dritto il mio valor fia poco,
L’arte, l’ardir, l’inganno e le malìe avran loco.
Tutto tentar io voglio, sino la morte istessa,
Pria di vedermi in faccia d’una rival depressa.
Oh genitori ingrati, che al Ciel mandaste i voti,
Non per mirar, canuti, della figlia i nipoti;
Ma sol perchè accresciuto alla beltade il vezzo,
Ai comprator poteste vendermi a maggior prezzo!
Ma se destin crudele nascer mi fé’ da gente,
Che per il proprio sangue tenero amor non sente,
Se per costume indegno esser dovea venduta,
Ah nel serraglio almeno fossi del Re venuta.
Sì, nell’Haram G 1 spazioso anche fra mille e mille
Distinguer si farebbono dal SofìG 2 mie pupille;
Sia vaga, o non sia vaga, incolta qual io sono,
Data avrei forse io sola il successore al trono.
Ma a un KillientarG 3 venduta, venduta a un finanziere,
Avrò chi mi contrasti nel merto e nel potere?
No, no, questo non fia, Tamas è mio soltanto,
Regnar nel di lui cuore è mia gloria, è mio vanto.
Picciolo regno ancora mi basta e mi consola,
Purché in quel cuore io possa sempre regnarvi, e sola.
parte

  1. Serraglio del re di Persia.
  2. Nome distintivo del Re di Persia.
  3. Direttore delle Finanze.