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LA SPOSA PERSIANA 135
Curcuma. Sì, qualche volta, è vero, l’amante si diletta

Nel vagheggiar di furto la femmina negletta;
Ma quando con il tempo la mira a parte a parte.
Scopre i difetti, e credi, necessaria è un po’ d’arte.
Sia pur la donna bella, non abbia in beltà eguali,
Scoloransi sovente le rose naturali.
Una passione, un detto, un mal de’ nostri usati
Tinge1 di verde e giallo i visi delicati:
Ma allor che dalla mano fia 2 la bella accresciuta,
La donna è sempre bella, ancor quando è svenuta.
Ircana. Orsù, più d’esser bella calsemi veder lui
Per tempo, e i dolci accenti udir dai labbri sui.
Curcuma. E t’ha promesso amarti?
Ircana.   Sacra mi diè parola
(Questo è quel che mi cale) d’amarmi sempre, e sola.
Curcuma. Figlia, se tal promessa a te fia poi serbata.
Puoi dir che la fenice in Persia hai ritrovata.
Che un uom di donna sola contentisi, è un portento;
Vorrebbero i Persiani possederne anche cento.
Oh maledetta legge fatta dall’uomo3 ingrato,
Che rende di noi donne sì misero lo stato!
Compagne son dell’uomo le donne in altro clima;
Servito è il sesso nostro, e si onora, e si stima:
E se d’un uomo solo dee contentarsi, almeno
Posto è da pari legge anche ai mariti il freno.
Ircana. Chi sa? La dura legge spero per me corretta.
Curcuma. Ma se la nuova sposa Tamas in breve aspetta?
Ircana. Tamas in questo punto, del genitore al piede,
Spinto dalle mie fiamme, a ricusarla andiede.
Curcuma. E se volesse il padre?...
Ircana.   Tu mi tormenti invano.
Esser dee mio quel core.
Curcuma.   E sarà tua la mano?

  1. Edd. Pitteri e Pasquali: Tigne.
  2. Ed. Zitta: sie.
  3. Ed. Zattaitti: uom.