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LA SPOSA PERSIANA 133
Beltà rende spergiuri, amor rende mendaci.

Vedrai la sposa in volto, di me sarà più bella:
Ella sarà tua donna, io svergognata ancella.
Va’ pur, la sposa accogli; far lo dei, non lo niego;
Sol d’una grazia almeno non mi privar, ti priego.
Aprimi queste porte, dove rinchiusa io sono;
Dammi d’amore in vece, la libertade in dono.
Tamas. Ah crudel, sì penosa parti la mia catena?
Ircana. Tu Io sai, se finora n’ebbi diletto, o pena.
La libertà ti chiedo non per lusinga insana,
Ma per morire, ingrato, dagli occhi tuoi lontana;
Ma per lasciarti in pace accanto alla consorte,
Senza che ti funesti l’orror della mia morte.
Tamas. Ah, che ogni tua parola è a questo cuor ferita:
Non lascierotti, Ircana, non morirai, mia vita.
In faccia al genitore armerò il cuor 1 d’orgoglio;
Venga l’odiata sposa, dirò che non la voglio.
Se del figliuolo il padre desia mirar la prole,
Abbiala; ma col mezzo delle tue fiamme sole.
In altra guisa aspetti vedermi all’Ottomano
Tra le Persiane genti andar col ferro in mano...
Ircana. Dunque?
Tamas.   Non più; se temi, se del mio amor diffidi,
Tamas, che pietà merta, tu crudelmente uccidi.
In questo punto istesso, del genitore al piede,
Vo a svelare il secreto del mio amor, di mia fede.
Se usar vorrà la forza (egli non è sovrano,
E un re la vita togliermi potrebbe, e non la mano),
Pregherò, finché giova, parlerò con rispetto;
Ma poi... sì, di te sola sarò, te lo prometto, parte

  1. Edd. Pasquali e Zatta: cor.