Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
LA SPOSA PERSIANA | 131 |
E pur serba l’Europa fra gli abitanti suoi
Chi un serraglio infelice suol invidiare a noi,
Come se d’un legame, che a lor molesto è reso,
Non si dovesse a noi moltiplicare il peso.
Chi sa, che rimirando Fatima a faccia a faccia,
Beltade in lei non trovi, che mi diletti e piaccia?
Avrà questa d’Ircana non men le grazie sue,
Potrò, se ambe son vaghe, amarle tutte due.
Ma che pretenda Ircana esser sola il mio Nume,
Oltre il dover di figlio, offende anche il costume.
Sì, mirerò la sposa, sì, mirerolla in pace:
D’Ali mio fido amico il consiglio mi piace.
SCENA III.
Ircana e detto.
Quella che per te solo mena felici i giorni?
Sai pur, che oltre il vederti non provo altro contento:
Un secolo mi sembra lungi da te un momento.
Tamas. Molto non è che al bagno io ti lasciai, mia vita:
Tosto più dell’usato sei fuor dell’acque uscita.
Ircana. Ah son tre giorni interi, ch’io piango e mi dispero.
Barbaro, tu mi lasci.
Tamas. No, non sarà mai vero.
D’amarti fin ch’io viva, sacra ti do parola.
Bastati?
Ircana. No.
Tamas. Che brami?
Ircana. Voglio che mi ami sola.
Tamas. Oh Ciel!
Ircana. Lo vedi, ingrato? lo vedi, se m’inganni?
Lo so perchè sospiri, Io so perchè t’affanni.
Non mi tenere occulto ciò che purtroppo ho inteso;