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Senio con sommo piacere l’eccessivo applauso, che si fa alla sua ultima Commedia. Se si stamperà, la voglio di foglio in foglio. Continui pure così, e supereremo tutte l’opposizioni ec.

L’approvazione del Maestro dovrebbe bastare per vincere l’opposizione dello Scolaro. In un’altra de’ 7 Maggio 1853, così mi scriveva il Signor Maffei: Le confido, che ho fatto una solenne risposta al Concino, ed a quel suo libro, nel quale afferma, che l’arte è infame, e infami tutti quelli che hanno mano in Teatro, e che non debbono partecipare de’ Sacramenti. In questa risposta nomino Lei, e il Fagiuoli, e gli dò per esempio di Commedie oneste, e morigerate ec. Ed in altra de’ 15. Ottobre 1753: Io vorrei sapere, come mandarle il mio libro de’ Teatri antichi e moderni (osservo ora la data della sua da Venezia, onde lo spedirò). Vedrà in questo, come ho difeso l’onesto uso de’ Teatri, e la riputazione di chiunque s’adopera in essi, così maltrattata dal Padre Concina. Non mi son dimenticato di Lei, nè di far onor al suo nome ec. In fatti non è poco onore per me, che così abbia pensato e scritto delle Opere mie un Letterato insigne; uno, dirò di più, che se ascoltate avesse le violenze dell’amor proprio, come alcuni altri fanno, con più gelosia avrebbe per se medesimo custodito il vanto di riformatore del Teatro Comico ancora, giacché nella sua gioventù mostrò aspirarvi, e si provò di esserlo colle sue lodabilissime due Commedie.

Io non intesi già, introducendo il verso, di voler bandire la prosa dalle Commedie, ma nell’una e nell’altra maniera ho avuto animo di comporre, secondo la natura degli argomenti. Accadde però, che il Popolo s’invaghì di sì fatta maniera di cotal verso, che le Commedie in prosa disperavano quasi di essere compatite. Tutto in un tratto s’intesero tutte le scene di questa Metropoli risuonare coi versi alla M&rtelliana foggia rimati; ed io, a mio dispetto, sono stato indi costretto, per compiacere l’Universale, e per giovare all’utile del mio Teatro, scrivere in tali versi parecchie altre Commedie. Dissi fra me medesimo: si sazierà il mondo di versi e rime, come il dolce divien col tempo anche ai ghiotti per abbondanza stucchevole. Infatti sentii gridar sul finire dell’anno