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100 ATTO QUINTO
Pace e non guerra 1.

Eufemia.   Ah! non tel dissi,
Che bell’alma ha nel sen? 2 (ad Arianna
Arianna.   Ma che pretendi
Alla testa di gente empia, ribelle? 3
Giustino. Venga Anastasio, e lo dirò.
Arianna.   Non basta.
Che Augusta t’oda?4
Giustino.   No.
Arianna.   Ma s’ei ricusa
Di portar qui, dove ti trovi, il passo?
Giustino. Venga sicuro sulla mia parola;
Non paventi d’oltraggio5.
Arianna.   A rinvenirlo
Vadasi dunque. Ah! di Giustin nel volto
Parmi veder della pietade il nume.
Non s’irriti, si umilii6 il cor feroce
D’Anastasio, e agli Dei la fronte inchini. parte

SCENA XI.

Giustino, Vitaliano, Eufemia, Polimante e soldati.

Eufemia. Ahimè! Che veggo? Vitaliano è teco? (a Giustino

È tuo compagno, o prigionier lo guidi?
Giustino. Stupisci, Eufemia, e in Vitalian conosci
Il mio germano.
Eufemia.   Oh Dei! Che temer deggio
Da un re crudel che alle mie nozze aspira?

  1. Queste parole, che sono nell’autografo, mancano nell’ed. Zatta.
  2. Nel ms. c’è qui l’esclamativo; e l’interrogativo dopo dissi.
  3. Ms.: empia, e ribelle?’.
  4. Ms.: Che Augusta oda i tuoi detti? Giu. No, non basta. — Ar. E s’ei ricusa di portar qui il passo? — Giu. Venga sicuro pur sulla mia Fede ecc.
  5. Ms.: l’oltraggio.
  6. Ms.: umilj.