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BELISARIO | 95 |
Cada chi l’acciecò, Cesare pera.
Allor io fui, che la mia voce alzando,
Al popolo gridai: Cesare è giusto.
Chi tradì Belisario, è quello stesso
Ch’or minaccia Bisanzio, e il ferro impugna
Contro di noi. Filippo è il reo, correte,
Atterrate, uccidete; e il duce vostro
Vendicate, fedeli. All’armi, all’armi.
Quai cose disse Belisario a quelli
Che gli stavan d’intorno, io dir non posso,
Perchè ben non l’intesi. Io so che appena
Udiro i detti suoi, le genti tutte
S’armaro a un punto solo, e corser tosto
Dove più di bisogno esser parea,
Gridando: Viva Belisario, e pera
L’inimico crudel. Poscia uno stuolo
De’ tuoi guerrieri alle battaglie avvezzi
Uscì fuor della reggia, e sovra gli empi
Rapido si scagliò. Ma vien Narsete;
Ei saprà il fin della gloriosa impresa.
SCENA X.
Narsete e detti.
Temuto Belisario agl’inimici
Si presentò da questa reggia, e ad alta
Voce gridò: Fermate, io ve l’impongo;
Impallidì degl’infedeli il volto,
E i più forti tremar. Filippo audace
Infierì a quella vista, e i suoi seguaci
Animò alla battaglia. I tuoi guerrieri
Tardi non furo ad incontrar l’azzardo.