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Che un infelice e già difforme oggetto

Sulla mano regal t’imprima un bacio!
Giustiniano. Teodora, osserva. Ecco l’orribil pompa
Della perfìdia tua. Fisati in questo
Spettacolo funesto, indi richiama
Alla memoria i scellerati affetti.
Teodora. Come! Cesare a me?
Giustiniano.   Taci, ammutisci.
Belisario infelice, al sen ti stringo.
Perdonami, se tardi e fuor di tempo
Dell’innocenza tua certo ti rendo.
Teodora. (Stelle! qual cangiamento!) (da sè
Belisario.   Oh! care voci,
Delle stesse mie luci assai più care!
Perdono al mio destin tutto l’oltraggio,
Se l’innocenza mia salva rimane.
Giustiniano. Osserva il primo eroe del Greco impero (a Teodora
Oltraggiato così per una indegna
Tua tiranna passion. Del tuo delitto
Egli porta la pena; e tu, crudele,
Non ti movi a pietade in faccia a lui?
Teodora. Così parli a Teodora? Il mio delitto?
La mia passion? A me crudel? Quai detti
Non intesi son questi?
Giustiniano.   Ancor tu fìngi,
Sesso infedel, nell’odiar costante?
Ma finzion più non giova, ed ogn’inganno
Della perfidia tua scoperto è al fine.
Belisario. Santi numi del ciel, grazie vi rendo.
Teodora. Pensa, signor...
Giustiniano.   Penso che poca pena
Fia la morte per te; che più crudele
Mostro di te non mi figuro al mondo.
Teodora. A me che sono...
Giustiniano.   A te che resa indegna