Fa sì ch’io la sospenda. Odi tu stesso
Le colpe tue: e se innocente sei,
Difenditi; se reo, chiedi perdono.
Amor cieco ti rese, a tanto eccesso
Crebbe la tua passion, che al fin giugnesti
A palesar l’ardita fiamma impura,
E ti scopristi di Teodora amante.
Saggia che è, ti riprese, e tu in un foglio1
Chiamandola crudel pietà implorasti...
Belisario. Quel foglio...
Giustiniano. Taci. A me rinfacci in esso
I benefici tuoi; che sien pretendi
Mercè del tuo servir gli scorni miei.
Io di ciò ti convinco; e tu mendace
Copri l’inganno tuo co’ nuov’inganni.
Chiami Antonia infedel, quand’ella t’ama;
Rival credi Filippo; ella nol cura.
Fingi per iscusarti e fingi in vano.
Piagne Teodora, e fra dolente e irata
Della offesa maestà chiede vendetta;
Ed era giusto ben ch’io vendicassi
D’un’offesa consorte i torti e l’onte.
Pur prevalse l’amor che a te legato
Aveami, e per sottrarti al giusto colpo
Ti destinai dell’Affrica all’impresa,
Sperando pur che alla tua colpa avesse
A succeder vergogna e pentimento.
Nel sonno immerso io ti trovai e vidi
Innanzi agli occhi tuoi questo ritratto.
Esso è pur di Teodora; era pur esso
Nelle tue man, e solitario in lui
Fissavi, traditor, gli sguardi impuri.
Qual più sicura prova e qual più chiaro
- ↑ Così il testo.