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66 ATTO TERZO
Belisario. La tua pietà...

Giustiniano.   Te n’abusasti, ingrato.
Belisario. Il mio valor...
Giustiniano.   Tutta la gloria hai perso.
Belisario. La gloria mia...
Giustiniano.   Sì, nel delitto oscura.
Belisario. Qual delitto, signor? Son innocente.
Giustiniano. Innocente sarà chi nutre in core
Impura fiamma e contumace affetto?
Belisario. Ah! non è vero...
Giustiniano.   Temerario, ardisci
Di negarmelo ancor? Contro il tuo fallo
Parla questo ritratto e i testimonj
Della tua reità son gli occhi miei.
Troppo audace ti rese il mio favore,
Troppo di mia pietà fidarti osasti.
E di Cesare il fregio e l’onorato
Nome di capitano e l’amor mio
Ti tolgo già da questo punto, e attendi
Dell’ira mia l’ultime prove ancora. (parte

SCENA XII.

Belisario solo.

Misero! a qual tormento, a qual destino

Mi preservaro i numi! Ah! fra le spade
Fossi caduto almen, che d’alta gloria
Onorato sarebbe il mio sepolcro!
Ah Teodora, Teodora, alfin vincesti,
E già sento smarrir la mia costanza.
Io non soglio temer chi la mia morte
Minacciar può; ma chi l’onor, la fama
Tenta levarmi e la mia gloria offende,
Temer m’è forza e paventar tremando.