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BELISARIO | 63 |
Ah mia sorte crudel! Non fia mai vero
Ch’io consenta partir con questa nera
Macchia d’infedeltà. Cesare m’oda
E mi condanni poi. Qui venir deve
Pria che tramonti il dì. Da’ suoi giardini
Alle stanze passar suol in quest’ora.
M’assiderò, l’attenderò. Vedessi
Pria di partire almen la cara sposa.
Io già sento che il sonno a mio dispetto
Empie di sè le mie pupille, e tanta
Fammi violenza che già cedo. Oh forte
Bisogno di natura! In tanti affanni
Non vaglio il sonno a superar? Si dorma;
Nell’appressarsi Giustinian, le guardie
Mi sveglieran. Ah! quai saranno i sogni!
Larve, spettri, terrori, o numi... (s’addormenta
SCENA XI.
Teodora e detto che dorme.
Teodora. Al fine
Un disprezzato amor posa non trova,
Se vendetta non fa... Ma Belisario
Nel sonno immerso e abbandonato io trovo?
Ecco il temp’opportuno al mio disegno.
Questo ferro sarà la giusta pena
Della sua crudeltà. Se vaglion poco
I miei detti, il mio pianto, or questo acciaro
Vano non mi sarà... Ma Giustiniano
Giugner io veggo. Si nasconda il ferro.
Farà colpo maggior questo ritratto.
(Pone il suo ritratto sotto gli occhi di Belisario che dorme, e subito parte.