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De’ benefizj suoi la mia clemenza.
E là, sia Bellisario a me condotto.
Questa dell’amor mio prova vuò dargli;
Veda così che l’amo, e da me apprenda
L’alta virtù di dominar se stesso.
Anco gli Eroi più gloriosi e chiari
Son soggetti a peccar, ed essi ancora
Soggiacciono alla legge, ma sovente
La legge stessa nel punir gli Eroi
Salva quanto più può la gloria loro.
Bellisario peccò, punir si deve,
Ma i rimproveri miei sian la sua pena;
Che castigo maggior l’Eroe non prova
Quanto il sentirsi rinfacciar le colpe.
Eccolo: Oh come altero a me sen viene,
Che intrepidezza! Chi lo mira in volto
Innocente lo crede, e pure è reo. (siede
SCENA III1.
Bellisario senza Spada e senz’Elmo, e detto.
. . . . . . . . . . . . .
Giustiniano. ... Chiamandola crudel pietade implori.
Di più nel foglio istesso a me rinfacci
I benefizj tuoi, e vuoi che siano
Mercè del tuo servir li scorni miei. ecc.
. . . . . . . . . . . . .
Bellisario. ...Se vuoi, che a te mi prostri, eccomi umile
(s’inginocchia
Del mio Cesare ai piè; chieggo pietade
- ↑ Corrisponde alla sc. IV del 4. atto.