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BELISARIO | 55 |
SCENA IV.
Narsete e detti, poi Antonia.
Da Bisanzio fuggì.
Giustiniano. L’anima rea
Previde il suo destin. Fa che s’insiegua,
E per terra e per mar, nè possa l’empio
Andar fastoso de’ delitti suoi.
Narsete. Antonia ecco sen vien.
Giustiniano. Parti, Narsete. (Narsete parte
Antonia. Ecco umile al tuo piè la più infelice
Donna di questa terra. (Ah! quasi dissi
La più fedel, ma sventurata amante). (da sè
Giustiniano. Dimmi, gentil donzella, e non ti prenda
Importuno timor: amasti mai?
Antonia. Amai pur troppo.
Giustiniano. Ed or senti nel core
Le faville d’amor?
Antonia. Le sento ancora.
Belisario. Ma più quelle non son.
Antonia. Sì che son quelle.
Giustiniano. Belisario, t’accheta insin ch’io parlo.
Sei corrisposta?
Antonia. Lo sperai sin ora.
Giustiniano. Quali prove n’avesti?
Antonia. Un giuramento.
Giustiniano. Dimmi: chi è il tuo diletto?
Antonia. È Belisario.
Belisario. Ma tu quella non sei.
Antonia. Sì ch’io son quella.
Giustiniano. Belisario, t’accheta; io parlo ancora.
L’ami tu daddovero?
Antonia. Anzi l’adoro.