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550 | ATTO QUINTO |
Siete d’ogni mio mal.
Enrico. Voi l’uccisore
Siete di vostra figlia. Ecco il bel frutto
Del vostro zelo, di quel zelo, ingiusto,1
Che offendeva il mio cuore e la fortuna
Di Matilde tradiva.
Leonzio. Io feci quanto
A ministro d’onor si conveniva.
Voi mancaste al dover di giusto prence.
Distinguer dovevate2 una passione
Che offendea vostra fama. Il frutto è questo
Della mia fedeltà? Barbaro, ingrato,
Io v’innalzo sul trono, e voi tentate
Di sedurmi una figlia? Io tutto faccio
Per rendervi felice, e voi mi fate
Il più misero padre? Ah che pur troppo
Prevederlo dovea. Come sperate
Trovar chi fido al vostro trono assista?
Come sperate, o ingrato, su quel trono3
Pacifico regnar? Sul vostro capo
Pende il fulmine pronto4; e non avrete
Chi a sottrarvi s’esponga.
Enrico. Olà: tacete.
Toglietevi dinanzi...
SCENA ULTIMA.
Costanza dalla porta comune, e detti.
D’ordine di don Pietro ad intimarvi
O rinunzia del trono, o ceppi e morte.