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548 | ATTO QUINTO |
A scemar il suo duol ’nanzi ch’ei mora?
Vadasi dunque... Ahimè! qual non inteso
Tremor m’arresta? In quai confusi moti
Palpita il cor? Perchè vacilla il piede?
Ah sarebbe mai questo un qualche avanzo
Dell’indegno amor mio? Sì, sì, t’intendo,
Barbaro, crudo amor. Tu mi vorresti
Avvilita all’estremo. Ah non fia vero;
Se fa remora Enrico a’ passi miei,
Io partirò senza mirarlo in volto.
(parte per la porta comune
SCENA VIII.
Enrico e Leonzio.
Leonzio. Oh Re infelice!
Non vedete il destin che vi sovrasta?
Altro non s’ode per le quattro strade,
E per le piazze, e nella reggia stessa,
Che il nome di don Pietro. Ei con le navi
Occupa il porto. Di cavalli ha piena
La vicina campagna, ed egli stesso
Alla testa sen sta di mille fanti.
Enrico. Che pretende per ciò?
Leonzio. Balzar dal trono
Chi è indegno di regnar.